Cari lettori del blog dei sorsi di moda a Milano Model Management, Gianfranco Ferré era “l’architetto della moda”. Lo era per via della sua formazione accademica, ma a lui quella descrizione non piaceva fino in fondo. Gianfranco Ferré era convinto che, di tutto il suo lavoro, quella definizione raccontasse “maggiormente l’aspetto logico-razionale, adombrandone invece la componente di passione, fascinazione e incanto, indispensabile per completare la determinazione progettuale”. A dieci anni dalla sua scomparsa, Cremona, città d’origine della madre dello stilista, gli dedica la mostra Gianfranco Ferré. Moda, un racconto nei disegni, in cartellone fino al 18 giugno presso il Centro Culturale Santa Maria della Pietà. Attraverso 100 schizzi autografi (raggruppati sulla base delle affinità cromatiche o tematiche), esposti insieme agli abiti, la mostra racconta come il disegno, per Ferré, non fosse solo uno strumento per dare concretezza a un’idea, ma una necessità e una passione. Un punto d’arrivo e non solo di partenza. Un medium tra realtà e fantasia. Diceva Gianfranco Ferré: “Segni sulla carta come poesia: il disegno per me riesce a essere, non in ultimo, espressione individuale di aspettative, aspirazioni e desideri, legati al mio modo d’intendere la bellezza, l’armonia e lo stile, più ancora della moda. Una poesia che fa di quest’ultima un mezzo per raccontarsi, per tradurre in immagini, manifestare nella realtà e condividere il mio mondo interiore”. Corpi stilizzati in linee, prospettiva, tratti bold di pennarello punteggiati qua e là dal colore: quello di Ferré con i suoi bozzetti era un percorso intellettuale, una forma creativa in cui sintetizzava il suo lavoro come designer. La sua era arte trasformata in uno strumento di lavoro, più che il contrario: un modo attraverso cui mostrare l’abito, ma soprattutto la donna pensata per indossarlo. Guardando uno qualsiasi dei suoi disegni, infatti, non non possiamo non notare come, già sulla carta, i suoi soggetti interpretino e trasmettano, attraverso un movimento o una particolare attitude, il carattere dei capi. Interessante è scorgere parallelismi geometrici e di posa tra come Ferré abbozzava le sue creazioni e come queste poi prendevano vita in passerella. Minuziosa è la cura con cui passava da linee e intrecci tratteggiati a china, alla loro trasposizione fisica in volumi, materiali, lavorazioni, sovrapposizioni e giochi cromatici. La mostra curata da Rita Airaghi, Direttore della Fondazione Gianfranco Ferré, sarà affiancata da un altro interessante appuntamento in data 18 giugno. Per celebrare sia la creatività dello stilista sia Cremona, città di musica e violini, è stata organizzata la conferenza Gianfranco Ferré. Moda, un racconto nella musica dedicata al ruolo delle colonne sonore nelle sfilate dello stilista. La musica, infatti, per Ferré non era solo uno strumento con cui potenziare la suggestione e la comunicazione di un abito, ma un altro terreno di ricerca e sperimentazione in cui cimentarsi attraverso l’aiuto di celebri sound designer.
Insomma, due occasioni inedite che ci permetteranno di riscoprire l’importanza del lavoro di Gianfranco Ferré come stilista e di dare al suo soprannome di “architetto della moda” una connotazione nuova: quella di “costruttore d’emozioni”.